La Sardegna e i Sardi di Charles Edwardes 1888
Un estratto del libro che dedica qualche riga al paese di Mamoiada. Mi fa sorridere il modo in cui descrive il costume tradizionale maschile, quasi fosse un costume militare!
Anche in questo saggio si evidenzia la particolarità di perdas longas, evidentemente questi menhir avevano talmente stupito i viaggiatori che erano rimaste ben impresse nella memoria.
Edwardes non si sofferma molto a parlare del paese come fa con altri, ma merita comunque di essere letto.
Edwardes si può considerare l’ultimo di tutta una serie di scrittori che ha che ha dato all’Europa un’immagine appassionata della Sardegna. Prima di venire da noi lesse tutti gli scritti degli scrittori che lo avevano preceduto.
A metà strada fra Fonni e Nuoro, facemmo sosta a Mamojada, un villaggio con una chiesa che avrebbe ben meritato una visita.
Gli uomini della zona indossano abiti ancor più scarlatti di quelli di Fonni. Il colore arriva fino alle maniche. Portano giubbe aperte sul petto che mettono in mostra gran parte della camicia e i bottoni d’oro che chiudono il collo.
Nel complesso, i costumi richiamano le uniformi dei nostri soldati al fronte quando vinsero a Waterloo.
Quegli scorci di paesaggio che riuscivamo a vedere rivelavano la natura pastorale del terreno. Si scorgevano ampi declivi verdi, popolati di querce e di sughereti e, ad intervalli, strette valli e ruscelli.
Nelle vicinanze di Nuoro, invece, le colline sono spoglie ed il granito affiora dalla terra magra rivelando la natura sterile del terreno.
Raggiungibili da Mamojada, fra le alture, si trovano reliquie della Sardegna pagana che, forse, possono risalire all’epoca dei nuraghi: pietre coniche che, fino al 1824, stavano erette l’una accanto all’altra. Nel 1826, però, la pietra centrale più alta, una colonna di oltre sei yarde, fu rovesciata da alcuni sardi alla ricerca del tesoro che supponevano si trovasse sotto di essa.
Queste perdas longas (pietre lunghe) si presume siano le testimonianze superstiti degli idoli che i montanari della Barbagia continuarono ad adorare fino al sesto secolo dopo
Cristo. Papa Gregorio Magno fa riferimento a queste in una lettera indirizzata ad Ospitone, re della Barbagia, nell’anno 594:
«Dum enim Barbaricini omnes, ut insensata animalia vivant, deum verum nesciant, ligna autem et lapides adorent».
Ospitone si convertì al Cristianesimo ma, lungi dal seguire l’esempio del loro re, gli altri montanari si ribellarono accusandolo di aver abiurato l’antica fede.
Le perdas longas di Mamojada sono simili ad altre pietre della zona. Alcuni le considerano affini a certi idoli degli antichi abitanti di Tiro; altri li ritengono essere simboli del principio della creazione, il “Fallo” o il “Lingam” della Sardegna.