Prossima fermata del viaggio alla Stazione dell’arte per scoprire i segreti di Maria Lai e le tessitrici di Su marmuri e su trobasciu di Mogoro.
Questa tappa era una delle più attese, Bruna non vedeva l’ora di toccare con mano i luoghi cari a Maria Lai. Oggi entriamo nell’Ogliastra dei tacchi e dei paesaggi di montagna, per poi passare alle colline dolci del mogorese.
Il viaggio è stato particolarmente lungo, da Samugheo ad Ulassài non è stata proprio una passeggiata. Decido di fare un tratto nelle 131 dcn e nella SS 389 per evitare un pò di curve. Mentre ridiscendiamo verso Allai e Fordongianus la nebbia avvolge le campagne e un timido sole inizia ad illuminarle.
Stiamo entrando nella valle del Tirso che pian piano scompare dietro di noi.
Ci vorranno circa 2 ore di viaggio per raggiungere il paesino di Maria Lai ma come ogni volta tutti i luoghi visitati ripagano i tanti km percorsi.
Correboi segna una sorta di spartiacque tra la barbagia e l’ogliastra. Una volta attraversata la galleria il tempo è improvvisamente cambiato.
Il cielo blu è diventato grigio! Ma una volta arrivate ad Ulassài per fortuna il sole è ritornato a splendere sul nostro cammino.
La prima tappa è ovviamente Il suo Museo la famosa Stazione dell’Arte.
Una fermata obbligatoria per conoscere e capire la grande artista ogliastrina divenuta poi famosa in tutto il mondo.
Un museo da lei fortemente voluto e che ha anche aiutato ad allestire, ricavato nella struttura della vecchia stazione, la cui ferrovia univa i paesini di Gairo, Osini e Ulassài. Aperta nel 1893, venne poi chiusa nel 1956 e piano piano smantellata. Oggi si trova ancora parte del percorso a tratti interrotto dalle abitazioni e i ruderi di Osini vecchia.
Un luogo simbolico posto a valle di Ulassài in un punto panoramico. Un luogo di partenze e di arrivi, un modo per avvicinare le persone all’arte.
All’interno della struttura sembra quasi di viaggiare tra i fili della memoria. Ogni opera riesce ad affascinare e ti lascia davvero delle belle sensazioni.
Quella scrittura apparentemente incomprensibile nasconde tante storie.
Quella montagna che sembra imprigionare ma che si apre, lasciando passare orizzonti nuovi.
Ma il museo non si ferma in quella struttura, ovunque nel paesino si scorgono installazioni artistiche. Il Museo a cielo aperto è qualcosa da vedere assolutamente.
Paesaggio e arte si fondono e non potrete davvero restare indifferenti a tutta questa bellezza. Maria Lai ha saputo dare risalto alla tessitura e alle trame in una maniera davvero originale. Ancora oggi resto affascinata dal suo “Legarsi alla montagna”, ma sono anche consapevole che forse qualcosa ancora mi manca per capire a fondo la sua arte. Ogni pezzo viene svelato di volta in volta e so che ci tornerò ancora in questo paesino.
La stazione è davvero il nostro punto di arrivo in un luogo che ha saputo reinventarsi e attraverso la tessitura e che ormai è conosciuto ovunque.
Ancora oggi diverse donne attraverso la propria arte esportano Ulassài in tutto il mondo e i disegni di Maria Lai le accompagnano.
Sono le donne della Coop. Su Marmuri che ci mostrano orgogliose i loro lavori. Il suono della battitura dei grandi telai meccanici Nebiolo fa da sottofondo al loro infaticabile lavoro. Da poco sono state scelte persino dalla stilista Fendi per la realizzazione di una borsa. Una grandissima soddisfazione.
Oggi sono tutte al lavoro, ognuna sta curando un progetto diverso. Ogni tanto una capretta fa capolino nel telaio.
E’ uno dei simboli di Maria Lai, un elemento ricorrente in tantissime sue opere. Rivedremo ancora la capretta di Maria Lai da Dolores Ghiani che ha dedicato all’artista uno dei suoi arazzi.
Salutiamo le simpatiche donne della cooperativa, un passaggio tra le viuzze del paese per ammirare il lavatoio con l’installazione che Maria Lai realizzò insieme a Costantino Nivola e ci fermiamo per pranzo nell’omonimo ristorante posto a fianco alle famose grotte.
Un bel piatto di culurgiones ogliastrini, un buon cannonau e via verso Mogoro attraverso le strade di Jerzu, Perdasdefogu.
Lungo la strada ancora Maria Lai, ancora arte.
“La cattura dell’ala del vento” , là dove sorge il grande parco eolico in località Larenzu.
Attraversiamo la Sardegna verso sud e anche le campagne cambiano aspetto. Dalle aspre montagne ogliastrine ridiscendiamo verso colline più dolci e immensi campi coltivati.
Arriviamo finalmente a Mogoro e visitiamo le donne della Coop. Su Trobasciu anche loro a lavoro nella sede provvisoria.
La Coop. è momentaneamente ospitata nella sede della Mostra dell’Artigianato Artistico e infatti anche gli spazi sono davvero ristretti.
I loro tappeti e gli arazzi sono davvero stupendi.
I telai sono interamente manuali e alcune di loro stanno lavorando su un metraggio di ben 2,70! In Sardegna i Tappeti di Mogoro sono davvero famosi e anche tra i più pregiati.
Pibiones e intrecci anche qui fanno da padrone.
Mi riprometto di andarle a trovare nella loro sede non appena verrà risistemata.
Anche qui la visita è terminata ci spostiamo a Barumini dove abbiamo trovato un alloggio davvero carino. Per la cena fortunatamente troviamo ristoro presso il Ristorante Su Nuraxi. Ci accoglie la gentilissima titolare.
Siamo le uniche due clienti e anche qui la situazione non è delle più rosee. Fortunatamente vanno avanti grazie all’azienda agricola.
Chiacchieriamo un pò prima di andare via. Alla fine scopriamo con sorpresa di avere tante conoscenze in comune; com’è piccolo il mondo.
Ci salutiamo con l’augurio che tutti loro possano riprendere al più presto le loro attività.
Il nostro viaggio riprenderà domani, ad ascoltare le bellissime storie di Dolores Ghiani e a conoscere Maria Grazia l’ultima tessitrice di Gergei.