La tosatura delle pecore in Barbagia
E’ tempo di levare il manto alle pecore. Quella stessa lana che un tempo veniva riutilizzata in mille modi soprattutto per il vestiario, dal costume tradizione ai cappotti invernali per gli uomini. Nulla veniva perduto e nonostante le profonde trasformazioni, questo rito si perpetua ancora, ogni anno, stagione dopo stagione.
La lana della pecora era davvero importante nei nostri centri e ne abbiamo la testimonianza più antica nelle nostre maschere dei Mamuthones o nell’abbigliamento dei pastori, che usavano “sas peddes” per coprirsi durante l’inverno.
Su tusorju era una festa per tutti, grandi e bambini. Una di quelle occasioni per ritrovarsi, scambiarsi l’aiuto e passare una giornata insieme.
Si inizia presto e si fa una pausa, “a irmurzare”, oggi la chiameremmo “pausa caffè”, ma nel mondo agropastorale, specie in queste occasioni, ci si concede un bicchiere di cannonau in più, un po di sambeneddu, pane e formaggio.
Alcuni uomini iniziano a preparare il pranzo a base di “pecora bollita con patate”.
Una bella festa soprattutto per i bambini! Per noi era come un gioco caricare la lana nei sacchi. Un ricordo un po vago ma che ogni tanto, specie in questo periodo, riaffiora.
O come la tradizione di rasare i capelli a zero dei ragazzi che partecipavano. Mi raccontò mio padre di quando “l’aviana tusu”. Nonna Ballore chiamò a raccolta sorelle, zie, madrine, fu quasi una tragedia!
La festa continua anche dopo il pranzo e non sono rare in queste occasioni le giocate a “sa murra”.
Oggi la lana non la ritira più nessuno come un tempo. Non la si lavora quasi nemmeno più, se si escludono quei pochissimi artigiani e laboratori di tessitura. Un vero peccato perché si tratta comunque di un patrimonio di grande importanza.
Le pecore prima di essere sottoposte a tosatura vengono legate, a Mamoiada si dice “troppedire”, impastoiare. Vengono legate per le zampe in modo che non si possano muovere e rischiare di farsi male.
Dopo di che viene levata anche la campanella.
Tutte insieme vengono chiuse in un recinto mentre aspettano il loro turno.
In queste foto d’archivio alcuni momenti di questo importante rito, che oggi si svolge come un tempo ma ovviamente con delle innovazioni tecnologiche.
Le forbici non sono più le stesse, alimentate dalla forza delle mani, oggi abbiamo quelle elettriche più veloci. Ma c’è chi ancora non ne ha dimenticato l’uso e si sa districare bene anche con queste ultime, come potete ben vedere dallo scatto.
Vi sono anche due foto d’epoca, una di queste dell’archivio di Don Tomaso Puddu che tanti anni fa, andai a trovare a casa sua. Una persona squisita. Mi accolse a casa sua a Oliena e mi mostro tantissime fotografie d’archivio del periodo che fu sacerdote a Mamoiada.