Ieri in libreria mi sono imbattuta quasi per caso nel volume Sardegna: I costumi ritrovati. un libro fotografico molto ben fatto sull’esposizione di Roma del 1911.
La curiosità di vedere com’era il Costume tradizionale femminile di Mamoiada era tanta che ho dato una sbirciatina e qualche foto.
Ovviamente dal cellulare e visti i riflessi della carta patinata non sono uscite un granché, faccio il mea culpa, ma sono comunque importanti per la ricostruzione del nostro abito femminile.
Su vrunnimentu
Meraviglioso davvero! La balza (su vrunnimentu) molto bassa e priva di qualsiasi abbellimento è bellissima e ci fa capire quanto abbia subito evoluzioni il nostro abito tradizionale.
Anche il fazzoletto (su muncadore), come abbiamo potuto notare in moltissime fotografie d’epoca è molto ampio, caratteristica che faceva si che ricami e disegni si notassero fin quasi sul mento.
Quest’ultimo però mi lascia un po perplessa più che altro per i disegni che non sembrano essere tipici di Mamoiada. Ho anche pensato potesse essere una mantillia, ma questo è un costume da vassalla e quindi non poteva essere.
Scambio di fazzoletti?
Nelle vecchie immagini d’archivio non mi risulta un fazzoletto così. Probabilmente c’è stato uno scambio, cosa che a quei tempi poteva anche essere possibile! Anche perchè le fotografie di questo volume sono state fatte in tempi davvero recenti e dopo 100 anni è anche plausibile una cosa del genere.
Non è la prima volta che vengono fatti errori attribuendo un costume ad un paese piuttosto che ad un altro. Tempo fa ho trovato una vecchia cartolina che riportava la dicitura Costume di Mamoiada, ma non lo era! Con molta probabilità Orani.
Di recente, e lo avrete notato alla processione de S’incontru, ho indossato un goresi (la gonna di orbace) nuovo di pacca! Lo ha realizzato per me mamma che grazie ad un corso di plissettatura a Fonni ha potuto imparare questa tecnica chiamata “assaittonzu”.
La balza è molto più bassa rispetto a quella che dagli anni ’50 ha contraddistinto i nostri costumi e anche il colore richiama quelli delle antiche sete.
Anche il modo di portare su muncadore per me è fondamentale, ben avvolto intorno al viso! I fazzoletti di un tempo non erano come quelli di adesso e l’austerità nel portarli era tale che il viso doveva essere molto ben coperto.
Tornando al nostro antico costume, la balza di questo costume del 1911 e quindi presumibilmente anche più vecchio, ha un colore diverso dal solito e credo sia un costume da mezzo lutto il cui vrunnimentu era viola o blu scuro. Anche sa ‘inta, che si nota meglio in questa foto, è viola.
La stessa camicia non ha abbellimenti, come quella di gala o da sposa. lo si nota dai polsini e anche dalla scollatura.
Il cosso (il corpettino con i triangolini a punta) sembrerebbe riportare motivi viola.
Questo avvalorerebbe la mia tesi che il muncadore non può essere di Mamoiada perchè per il lutto o mezzo lutto si usava diverso, nero o blu scuro e addirittura con il mezzo lutto anche sa tivazola groga, tendente al giallo.
Nel quadro di Ortiz Echague, Donne di Mamoiada, esposto al museo di Atzara, è molto ben visibile questo dettaglio.
A casa tra l’altro abbiamo due costumi uno da lutto con la balza nera e uno da mezzo lutto con la balza blu, oltre che la camicia molto simile a questa del 1911.
In attesa di capire a quale paese appartenga resta comunque un documento importante per il mio nuovo libro sul Costume di Mamoiada, soprattutto perchè avere delle foto a colori di un abito così antico non è da poco.
Per chi fosse interessato a questo al volume che rappresenta comunque un importante documento storico sugli abiti tradizionali può trovarlo a questo indirizzo: