Chiediamo Lavoro, Mamoiada 1966

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Barbaricina

Nei meandri dei miei archivi ogni tanto ritrovo materiale interessante, storie di cui hai sentito parlare ma che per una ragione o per l’altra poi cadono nel dimenticatoio.

Così quando ti ritrovi fra le mani, anzi fra i pixel nascosti del pc, queste foto, ecco che i ricordi riaffiorano e con essi anche delle tematiche che di questi tempi sono parecchio attuali.

sciopero-1966-Mamoiada

Era il 1966, questa forse è l’unica foto che ricorda uno sciopero memorabile per i tempi, ma che, come è normale nel nostro paese, viene sepolto nella memoria, quasi a voler chiudere per sempre un doloroso capitolo nella storia della lotta per il lavoro in Italia e in questo caso in Sardegna.

I Mamoiadini, come quasi tutti i sardi in quel periodo, protestavano contro il Piano di Rinascita che prometteva posti di lavoro, ma che in realtà si rivelò presto solo una propaganda politica e dal quale furono comunque escluse le zone interne che ben presto si ribellarono.

Il caso più eclatante fu quello di Mamoiada che per giorni bloccò l’accesso alle strade, ci furono persino degli arresti.

Ogni strada, ogni accesso di Mamoiada venne sbarrato. Si poteva entrare ma non uscire.

La donne occuparono persino il Comune e li venne allestita una mensa. I forestieri che non potevano lasciare il paese vennero accolti in diverse case mamoiadine.

In seguito al perdurare di questa emergenza che a causa del blocco stradale impediva il passaggio in Ogliastra, vennero mandati i questurini in assetto antisommossa, erano disposti a disperdere i manifestanti e impedire i blocchi con i lacrimogeni.

Si udirono voci dae su ‘astru a terra i’os, dae s’anistasia a santa rughe. Tutti accorsero per sbarrare la strada ai questurini. I bambini vennero fatti sistemare in prima fila.

Molti si ricordano di tziu Carolinu che si mise in braccio un sacco di bambini.

La mitica tzia Maria Barone che non ebbe paura dei militari arrivò scalza da casa sua con su marrone pronta a reagire. Un carattere forte che si oppose con orgoglio a quella ingiusta parata di militari.

Tutti uniti in un modo veramente impressionante. Donne e uomini, un esercito pacifico.

Ieri bloccarono un esercito alle porte di Mamoiada, oggi lottiamo per la sopravvivenza.

E ancora nessuno sembra voler capire, ma vuole seppellire per sempre ogni ricordo della dignità che ogni uomo o donna dovrebbe avere, quella dignità data da un posto di lavoro.

Il primo Maggio che voglio ricordare è così, di un intero paese che lotta, unito, senza fazioni, né compromessi.