La diatriba infinita sull’uso delle nostre maschere per fini commerciali
La vostra rompiballe preferita ritorna con un argomento scottante che ogni volta rende le nostre notti insonni e i nostri commenti facebook assai accesi. Nessuno sembra venirne a capo e la situazione è assai complessa.
Ogni volta che qualcuno utilizza l’immagine del nostro Mamuthone (e stranamente non dell’Issohadore) si scatena l’inferno. C’è chi grida al complotto, chi si indigna (ma a giorni alterni), chi si strappa i capelli, chi si mangia le dita per non avere avuto l’idea prima, chi insiste che questo non è argomento primario per il paese ecc.. potrei continuare all’infinito, ma i nostri stomaci ogni volta si rivoltano e questo male si trascina per giorni.
Mi ci metto in mezzo anch’io che mi imbufalisco al vedere in che modo viene spesso utilizzata la maschera.
Siamo famosi o meglio le nostre maschere sono famose, basti pensare che le uscite per festeggiare il santo patrono dei pincopallini si sono moltiplicate a dismisura che manco Gesù con i pesci!
E tra un po inizieranno i “balletti” per le sagre estive, quelle dove turisti che un’ora prima beatamente si godevano il sole in spiaggia, poi si ritrovano ancora accaldati a osservare “su macchìne” (sempre secondo il mio onestissimo e poverissimo parere, sia ben chiaro!) dei nostri eroi, sfilare con 40° all’ombra con pelli e campanacci!
Va bene che la lana isola ma raju!
Scelte, che le nostre due Associazioni prendono, che io e credo molti altri non condividiamo, ma d’altronde non ci possiamo fare nulla. A quanto pare servono soldi, tanti soldi per organizzare iniziative culturali e mandare avanti la baracca in paese! E questo è il primo problema. Da qui ne scaturiscono altri e sicuramente anche quello legato al marchio! Però permettetemi di dirvi che questa cantilena ha preso un pochino ai santissimi tutti del cielo e della terra!
Premetto una cosa, da poco l’Amministrazione Comunale si è fatta promotrice di un incontro con le due Associazioni, il Museo e i loro soci. A quanto pare ne sono scaturiti interventi interessanti, ma ahimè non vi ho potuto prendere parte, non sono loro socia. Un primo incontro ristretto che spero a breve verrà aperto a tutta la cittadinanza.
L’argomento riguarda tutti noi, perché le maschere dei Mamuthones e Issohadores appartengono al paese di Mamoiada e tutti, io compresa ne abbiamo tracce nel DNA. Non mi inoltro in questioni di identità, ma ogni volta che i gruppi escono in giro per la Sardegna essi rappresentano in qualche modo il nostro paese e anche me, quindi l’argomento ci tocca tutti eccome.
Quindi attendo con ansia, e credo anche voi, di poter dare il mio contributo affinché si arrivi ad una definitiva tutela.
Ultimamente ne abbiamo viste di tutti i colori, dalle magliette con le maschere, dentifrici, pubblicità editoriali assai improbabili (mia interpretazione personale), manifesti di eventi, cartoline, penne, dolci, ecc….
“Ehhhhh itte raju, bisogna intervenire, basta..”!
Vi do una brutta notizia
Ad oggi un marchio con le nostre maschere possiamo registrarlo tutti….eja…proprio tutti e non necessariamente dobbiamo essere mamoiadini.
Non ci credete?
Ehh gente di poca fede! Ho fatto di recente una ricerca sul sito Marchi e Brevetti e ne sono venute fuori cosettine interessanti, oltre al fatto che spesso la parola mamuthones, nella descrizione, viene scritta in maniera errata e a libera interpretazione del registrante, talvolta viene scambiata per un boe di Ottana!
Badate bene, non sto accusando in nessun modo questi imprenditori, ai quali la legge consente di poter tutelare l’attività e il marchio. In poche parole signori belli non esiste attualmente un modo per impedire l’utilizzo della maschera come proprio marchio.
Avete sentito bene!
Nel 2004 è stato depositato un marchio, anzi fotografia che di marchio non ha niente a che fare, graficamente parlando, dal Comune di Mamoiada:
Una fotografia in Bianco e Nero che tutto ha l’aspetto ma non di un marchio inteso come logo da poter utilizzare all’interno ad esempio di una etichetta, senza parlare dei criteri di assegnazione….pressoché impossibili da applicare. Chi ci ha provato potrà confermare.
Nella descrizione del Marchio in questione si legge: “MARCHIO DI TUTELA DEL TERRITORIO MAMUTHONES E ISSOHADORES- MAMAOIADA QUESTA DICITURA SORMONTA UNA IMMAGINE,IN BIANCO E NERO,CHE CONSTA DI DUE MAMUTHONES E UN ISSOHADORE COME SEGUE POSIZIONATI(DA SINISTRA VERSO DESTRA).UN MAMUTHONE RITRATTO DI SPALLE,UN ISOHADORE RITRATTO DI FRONTE E,INFINE,UN MAMUTHONE DI TRE QUARTI FRONTE.SULLO SFONDO SONO VISIBILI GLI INBOCCHI DI DUE DOMUS DE JANAS”
I più monelli diranno: “ma è stato presentato quando tu eri Assessore”! Ebbene io non ero assolutamente d’accordo all’utilizzo di quella immagine come marchio ed altre cosette antipatiche che non sto a raccontarvi, ma posso confermarvi che non me ne sono occupata io ma altri, motivo questo insieme ad altri che mi ha spinto a non continuare la mia carriera “politica”.
Nel 2010 sulla Nuova Sardegna veniva riportato un articolo con una frase curiosa che riporto:
“Ora, dopo la registrazione del marchio, l’uso non autorizzato delle maschere tradizionali di Mamoiada diventa appropriazione indebita. E come tale è perseguibile.”
Perseguibile da chi? Mah! Chi vuole può leggere l’articolo qui: Il Comune difende i Mamuthones
Chiusa la parentesi di questa storia triste, il rinnovo del suddetto marchio è scaduto nel 2014! Cioè l’allora amministrazione non ha ritenuto importante ripercorrere questa strada! Sarebbe interessante scoprirne i motivi visto che sempre nel citato articolo si scrive:
“Le esibizioni pubbliche dei gruppi di mamuthones e issohadores devono essere considerate una sincera e autentica manifestazione di un patrimonio culturale, un rito, una cerimonia solenne, tramandatici dai nostri avi e che niente ha a che vedere con altre sfilate di gruppi di maschere che diversamente molte associazioni di altri paesi stanno riproponendo. E non devono essere confuse con banali spettacoli folkloristici”.
Però vi spiego due cosette pratiche pratiche sull’utilizzo di un marchio e cosa è per legge
Il marchio è un segno che serve a contraddistinguere i prodotti o servizi che un’impresa produce o mette in commercio. In base all’Articolo 7 del Decreto Legislativo n. 30/2005 – Codice della Proprietà Industriale:
Possono costituire oggetto di registrazione come marchio d’impresa tutti i segni suscettibili di essere rappresentati graficamente, in particolare le parole, compresi i nomi di persone, i disegni, le lettere, le cifre, i suoni, la forma del prodotto o della confezione di esso, le combinazioni o le tonalità cromatiche, purché siano atti a distinguere i prodotti o i servizi di un’impresa da quelli di altre imprese.Inoltre: Visto che il marchio è un segno utilizzato in ambito commerciale per distinguere i prodotti/servizi di un’impresa da quelli di altre imprese, al momento del deposito di una domanda di registrazione di marchio devono essere rivendicati i prodotti e/o i servizi per i quali si intende ottenere la protezione del marchio.
Il nostro Comune non è un’impresa ed è facile capire che non produce prodotti e/o servizi tutelabili utilizzando questo marchio! In poche parole fumo. Alcuni nostri concittadini hanno a suo tempo registrato i propri marchi con il Mamuthone o la maschera per tutelare le loro creazioni, ne cito alcuni: Satodà, Maschere Mameli, Cantina Sedilesu, Cantina Puggioni.
Nessuno può utilizzare i loro marchi e fin qui ci siamo, nessuno poteva utilizzare nemmeno quello del Comune, ma fatta la legge trovato l’inganno… Ma chi è che all’interno dell’etichetta del proprio prodotto ci inserirebbe una foto in b/n? Nessuno penso. Inoltre il fatto che altre imprese abbiano registrato marchi con una foto, una maschera, avvalora il fatto che basta utilizzare una immagine diversa da quella tutelata e non utilizzarne la dicitura, che tutto è risolto. Non per noi purtroppo che continuiamo ad accanirci perché poco informati.
Ma se i Mamuthones e Issohadores non sono un prodotto/servizio cosa sono?
Sono un bene immateriale della Comunità di Mamoiada, ma fintanto che l’Unesco non si esprimerà in merito mi sa che non ne caviamo un ragno dal buco. Per i prodotti la vedo grigia, lo so che per molti il Diritto privato è ostico, però lo dicono le leggi e i regolamenti non Sara Muggittu.
Intanto ci vorrebbe una presa di coscienza da parte di tutti noi. Sederci tutti attorno ad un tavolo, finalmente lo si sta facendo, e decidere chi vogliamo essere domani.
Si parla tanto di destagionalizzare in Sardegna, di spostare masse di turismo dalle coste verso l’interno, ma come farlo se siamo invece noi a raggiungere queste masse? Per ottenere ancora più pubblicità? Boh, chissà, motivi ognuno di noi ne avrà tanti.
Forse una strada c’è, creare un marchio che qualifichi e che definisca il prodotto/servizio realizzato a Mamoiada, di Mamoiada. Tutto ciò che non arriva dal nostro paese a quel punto semplicemente non lo è! Su questo dobbiamo batterci e ogni qualvolta un prodotto non riporterà quel marchio potremo sempre ribadire al rivenditore e al mondo che non è di Mamoiada sia essa maschera o non.!
Non mi dilungo vi lascio alla visione di alcuni marchi, qua sotto ce n’è qualcuno.
E ora si salvi chi può…..