‘Oro Juvanne
Il Martedì grasso a Mamoiada fa la comparsa uno strano personaggio, Juvanne Martis Sero.
Già dalla mattina si odono tra le vie di Mamoiada grida di dolore e lamenti:
‘Oro Juvanne ‘oro (cuore Giovanni cuore).
Ma a dire il vero non sono normali lamenti, hanno un non so ché di allegorico, divertente, frasi di sfottò.
Solo chi è nato in paese può capire a pieno cosa rappresenti e cosa significhi questa strana e divertente allegoria. Un rito antichissimo forse più antico delle maschere stesse, due tradizioni che vivono in simbiosi.
Juvanne, è il Carnevale di Mamoiada, senza di esso e la sua morte non è festa.
Questo fantoccio, testa di legno con un grosso imbuto, viene riempito di paglia e portato in giro per il paese.
Dentro un carretto che viene trainato da un asinello, oppure con mezzi di fortuna. Il carretto viene addobbato con frasche, rami, mimosa, arance.
Juvanne viene accompagnato solitamente da un gruppo di uomini con la faccia nera e vestiti in vardetta e scialle. Il viso viene colorato con del sughero bruciato “su thithiveddu”
Juvanne viene portato in giro per il paese, gli uomini ne cantano le lodi e le disavventure, lo piangono con degli “attittos” allegorici, via via nominando coloro che si trovano davanti.
Questa singolare processione ha lo scopo di fare una questua di vino. Esso verrà versato nella testa del povero Giovanni morente.
Egli ha bisogno di queste trasfusioni, all’interno una grande botte servirà a contenere il vino.
Gli uomini, stremati, ormai brilli per il lungo pellegrinaggio alla ricerca di vino, porteranno Giovanni in piazza Santa Croce.
Verso il calare della sera, tenteranno un ultimo estremo tentativo di salvargli la vita.
Un medico dovrà fare un intervento chirurgico e ne estrarrà dalle viscere le budella. Queste, sono rigorosamente di maiale e sistemate all’interno del fantoccio. Non ci sarà più nulla da fare per Juvanne Martis, morirà e segnerà la fine del Carnevale mamoiadino.
Ritornerà l’anno successivo, accompagnato da altri uomini, affinchè si compia il rito della vita, della morte e della rinascita.
E’ celebre s’attittu:
Juvanne Meu prenu ‘e paza, mesu meaza, meaza ‘e mesa, torrami sa vresa ‘i mi c’as urau, Juvanne istesserau!!!!
Giovanni mio pieno di paglia, mezza misura, misura mezza, restituiscimi la sfoglia di pane che mi hai rubato, Giovanni creppato!!!!
‘Oro meu, Juvanne Meu!!!
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