Le informazioni sul Costume sono state tratte dal libro: “Il Costume Tradizionale di Mamoiada” di Sara Muggittu – Boopen Editore © 2008 ISBN 978-88-6223-286-9
La nuova edizione aggiornata uscirà nel 2020. Godetevi questo sunto, tratto dalla prima.
“La ricerca sul Costume di Mamoiada fa parte di una serie di inziative del Portale di Mamoiada, volte al recupero e alla riscoperta delle Tradizioni di Mamoiada. Grazie al ricordo di molte anziane di Mamoiada, resesi disponibili per le interviste e alla documentazione fotografica messami a disposizione dai mamoiadini, è stato possibile ridare forma all`antico costume di Mamoiada. Un ringraziamento speciale, quindi, a tutti colori che si sono resi disponibili affinchè questa ricerca prendesse vita, in modo particolare a Tzia Maria Barone e Tzia Ritedda Beccone, che con le loro preziose testimonianze mi hanno dato l`input per per mandarla avanti e completarla.”
La ricerca sul costume è frutto di una intensa ricerca che è a tutt’oggi in continua evoluzione, le notizie riportate sono frutto di interviste audiovisive e di documentazione fotografica in mio possesso. In attesa di una nuova e più completa edizione del libro, arricchito da nuove informazioni, fotografie e riferimenti bibliografici. Nel frattempo ne metto a disposizione un estratto per i lettori.
Vi pregherei qualora utilizzaste queste informazioni, di citarne la fonte.
Il Costume femminile in base allo stato sociale si suddivide in:
- Costume di Dama
- Costume da Vassalla o di Gala (per le occasioni importanti)
- Costume da Vedova e Costume da Lutto e Mezzo lutto
Il Costume maschile non subisce particolari trasformazioni a seconda dello status sociale e abbiamo pertanto:
- Il Costume quotidiano dei Cavalleris o dei Vassalli
- Il Costume da Vedovo
Per entrambi i Costumi, anche se di ceto sociale diverso, la struttura restava la stessa; le variazioni riguardano spesso i ricami, gli abbellimenti e i tipi di tessuto.
L’Abito Quotidiano Femminile e Maschile
Oggi la maggior parte delle anziane indossa “Sa Vardetta”, la gonna plissettata (assaità), “Sa Brusa” (la blusa) e “Su Muncadore” (Il fazzoletto copricapo).
Sa Vardetta viene realizzata con tessuti come “su tibet” o terital, quelle in tibet venivano utilizzate per le occasioni speciali, cerimonie, processioni, funzioni religiose.
Di colore nero o marron scuro (in colore ‘e caffè) oppure vi sono anche varianti di colore grigio scuro e blu scuro; oggi ovviamente fra i colori dominanti vi è il nero.
Un tempo vi era un’alternanza nell’uso della vardetta al posto della gonna di orbace, abbinata al corpetto. Le donne non uscivano mai senza aver indossato “S’issallu” (lo scialle), specie per le cerimonie, anche questo si può suddividere in due diverse tipologie: de ispunna (di spugna, di pizzo (per le spose), de tibet.
Quest’ultimo viene arricchito nel bordo con delle frange, utilizzato tutto l’anno anche d’estate. Lo scialle di spugna viene utilizzato tutti i giorni e specie d’inverno.
Mentre gli uomini sono soliti usare ancora oggi, indossando specie in campagna “Su billudu”, il velluto, per i pantaloni e anche per la giacca “ Sa zanchetta”, mentre per il copricapo utilizzano “su bonette”. Per le scarpe è bene ricordare “Sos ‘usinzos”, gli scarponi in cuoio, realizzati a mano e ideali per chi lavora in campagna per via della robustezza e dell’impermeabilità. Molto usati anche i gambali “cambales” di cuoio con lacci o quelli più moderni a bottini. Per coprirsi specie d’inverno si usava “su gappotto de goresi”, il cappotto con il cappuccio realizzato d’orbace nera, oppure le pelli “sas peddes” come quelle del mamuthone.
L’Abito femminile
SU MUNCADORE è il fazzoletto copricapo, utilizzato ancora oggi dalle anziane donne di Mamoiada. Le tipologie erano e sono differenti a seconda dell’utilizzo: di Tibet, di Seta o di lino grezzo tessuto al telaio, con ricami o intagli.
Molto ampio, e come spiegano alcune anziane “Vene Affrunchilau” (bene avvolto attorno al viso).
Di recente riscoperta è Sa Tivazola, Questo copricapo assai utilizzato nell ‘800 e anche fino alla prima metà del ‘900, era caduto in disuso senza che si ritrovassero tracce se non fotografiche.
Sa Tivazola, che in alcuni paesi veniva utilizzata dalle nobili, in realtà a Mamoiada era in uso anche dalla vassalle. Non presentava né pitture e né ricami e veniva fissata con uno spillino d’oro o semplice, “Sa ‘Uza”
Tre erano le tipologie comunemente utilizzate:
- Sa Tivazola Nighedda nera per le vedove e per il lutto
- Sa Tivazola Groga o in colore ‘e Taffaranu – Color zafferano per il mezzo lutto
- Sa Tivazola bianca o de Gala color bianco sporco per l’utilizzo quotidiano e per le occasioni. Il materiale era il lino grezzo, come confermato dalle interviste, tessuto dalle donne al telaio.
SU CAMUSU – LA CUFFIA
Una cuffia di broccato, stoffa, seta. Veniva indossata, anche senza su muncadore sopra, spesso dalle ragazze. Caduto oramai in disuso, è stato ripristinato dalla mia famiglia in più occasioni negli ultimi anni.
SA ‘AMISA – LA CAMICIA
Bianca e in cotone molto fine, talvolta viene leggermente colorata con l’azzurina (asulette). Presenta diversi ed elaborati ricami specie alla base del collo e nel petto. Ricami che vengono denominati, dominu”, “trapadillu”, “puntu pranu” ecc…
Il petto della camicia viene plissetato e inamidato (un tempo si usava l’amido sfuso “s’imbidone”) prima di essere indossato, questo effetto viene ottenuto grazie ad una particolare tecnica di cucitura che forma delle pieghe nella camicia alla base della scollatura.
SU CURITTU (o Su Zippone per il costume di Dama) IL CORPETTO
Il corpetto, molto aderente e scollato, è di panno rosso per le vassalle, marron scuro e orlato per le dame. Il corpetto rosso presenta sulla schiena un cordoncino intrecciato e sui polsi delle finte asole realizzate spesso con fili colorate dette “sos traos”.
SU COSSO- Il Bustino frontale
Si tratta di una sorta di bustino con le punte rivolte verso l’alto e a doppia forma triangolare, fatto di stoffa o seta, leggermente imbottito, che presenta particolari decorazioni a pittura o a ricamo dai colori variegati e a seconda dei gusti.
SU GORESI – LA GONNA DI ORBACE
La gonna di orbace, ossia di lana grezza, , viene chiamata “Goresi”. E’ una lunga gonna, plissetata – “assaità” , di color marron scuro e di panno per le dame e marron, rosso scuro, nera per le vassalle.
Presenta alla fine una balza, chiamata in mamoiadino “vrunnimentu”, la cui grandezza varia a seconda dei gusti, di seta o broccato, con decori a ricamo, pittura o anche semplice. Ai lati della gonna vi sono due spacchi che presentano gli stessi motivi de su vrunnimentu, chiamati anche “mas’ulas”.
La gonna viene sempre abbinata sia a su curittu che a su cosso, specie per i decori, ma soprattutto a seconda dello stato civile. Se la donna era vedova, ad esempio, la gonna ovviamente era nera, se aveva un lutto in famiglia, la balza finale era di colore nero o tra il blu e il viola, per la sposa invece si realizzava il costume cosiddetto di gala, più ricco e “sfarzoso” dei precedenti.
SA ‘INTA- IL GREMBIULE
Il Grembiule del Costume di Mamoiada viene chiamato in genere “Sa ‘inta”, di stoffa, seta o di broccato, ricamata, a pittura o a intaglio, a seconda dei gusti.
S’ANTALENA – GREMBIULE
Un tempo esisteva una ‘inta diversa da quella che conosciamo oggi. Notizia che viene confermata oltre che dall’esistenza di fotografia e stampe anche dalla testimonianze di alcune anziane. Veniva realizzata di “pann’in seda” ed era orlata con gli stessi motivi de su vrunnimentu e de su “curittu orulau”.
S’ORARIA – I GIOIELLI
Le donne mamoiadine indossano pochissimi gioielli ma molto belli, fra questi ovviamente i bottoni d’oro che chiudono la camicia “sos buttones de oro”, il fermaglio d’oro fino “Su vermalliu” o una semplice catenina. L’uomo indossa solamente “sos buttones de oro” per chiudere la camicia. Anche a Mamoiada i bottoni presentavano delle pietre cono colore diverso a seconda dello status sociale, addirittura esistevano diverse tipologie di bottoni distinte anche secondo l’età. Bottoni piccoli per “sas Va’anzas”, le single, Bottoni grandi pro “sas isposàs”, le donne sposate e infine semplici e lisci pro “sas anzianas”, per le anziane.
In passato era consentito portare l’anello solo alle donne maritate o fidanzate come simbolo esteriore del patto di fede o del vincolo matrimoniale. L’anello più comunemente usato fra le donne sposate è “Su Mattone” con incise le iniziali della donna.
Il costume maschile non presenta grosse particolarità e differenze sostanziali rispetto alle tipologie dell’abito femminile.
SA BERRITTA – IL COPRICAPO
E’ un copricapo realizzato di panno nero, ripiegata sul capo oppure distesa, è il copricapo maschile diffuso in tutta la Sardegna e presenta le stesse caratteristiche pressochè ovunque.
SA ‘AMISA – LA CAMICIA
La camicia realizzata con la stessa stoffa utilizzata per l’abito femminile e quindi di tela di cotone, viene portata sul collo alla coreana e richiusa con i bottoni d’oro. Il ricamo è meno elaborato della camicia delle donne ma vengono comunque utilizzate le stesse tecniche. Le maniche come si può notare dalla foto sono molto ampie.
SU CURITTU- IL CORPETTO
Su curittu dell’uomo, di panno rosso o nero per il vedovo è a doppio petto con un ampio girocollo e le maniche aperte..
SAS PEDDES – LA GIACCA
Sas Peddes come in molti paesi specie di montagna servivano da giacca, realizzate dalla conciatura delle pelli dell’agnello nero, a differenza dei pastori che utilizzavano pelli di pecora conciate, come quelle che utilizzano i mamuthones.
SU CARTZONE ‘E GORESI – IL GONNELLINO
Il gonnellino nero di orbace portato dagli uomini “su carzone de goresi” viene chiamato in gergo “ispacca troddiu” “spacca scorreggia”,viene leggermente plissetato e chiuso con un gancio.
SU ‘INTORJU – LA CINTURA
La cinta di cuoio lavorata che presenta diverse decorazioni.
SA VRENTERA – LA CINTURA
La cintura di cuoio più elaborata, con il porta taschino, in uso specie nelle classi sociali più abbienti.
SOS CARTZONES – I CALZONI
Sono i calzoni di tessuto bianco, arrivano fin sotto il ginocchio e in genere coprono da “sas cartzas”, le ghette nere.
SAS CARTZAS – LE GHETTE
Sono le calze o ghette nere fatte di orbace che partono dal piede coprendo le scarpe e arrivano fino al ginocchio.
Per l’inverno l’uomo era solito indossare sopra il costume “Su Cappotto de Goresi” il cappotto di orbace nero col cappuccio. Ancora in uso in alcune maschere della Barbagia (Thurpos di Orotelli).
Le informazioni sul Costume sono state tratte dal libro: “Il Costume Tradizionale di Mamoiada” di Sara Muggittu -Boopen Editore © 2008 ISBN 978-88-6223-286-9